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“The Judge” di David Dobkin

Guarda alcune clip

Il 5 gennaio compie 90 anni Robert Duvall, attore americano discendente di Robert Edward Lee, il famoso generale confederato all’epoca della Guerra di secessione, di cui ha vestito i panni nel film Gods and Generals.
Ricordo di averlo visto la prima volta nella miniserie TV Ike all’inizio degli anni ’80. Impersonava Dwight D. Eisenhower, il comandante delle truppe alleate in Europa nella Seconda guerra mondiale.
Robert Duvall ha quello sguardo che ti affascina la prima volta che lo vedi, che ti fa pensare ad una persona di cui ti puoi fidare, un po’ come il suo coetaneo Clint Eastwood.
Nella sua carriera ha collezionato sette candidature all’Oscar, vincendone uno nel 1984, oltre a moltissimi altri premi. Uno dei suoi ultimi film è “The judge” del 2014.
Henry “Hank” Palmer (Robert Downey jr.) è un avvocato di successo a Chicago. La sua esistenza viene scossa dall’imminente separazione dalla moglie (e il conseguente affidamento della figlia) e dalla morte improvvisa della madre.
Quest’ultimo avvenimento lo costringe a ritornare nella cittadina di provincia dov’è cresciuto e della quale non ha un bel ricordo. Ha un buon rapporto con i suoi fratelli ma non con il padre, Joseph Palmer (Robert Duvall), giudice di quella città, da sempre molto duro con lui. Hank viene a sapere che il padre è sospettato di un omicidio. Hank decide di difenderlo lui stesso, per contrastare l’abilità dell’avvocato dell’accusa (Billy Bob Thornton), deciso a far finire in galera Joseph.
Nel corso del processo, riaffiorano i vecchi attriti con il padre, ma anche delle verità che questi aveva tenuto nascosto al figlio: Joseph, infatti, sta seguendo delle cure di chemioterapia, per curare un tumore in stadio avanzato. Nell’udienza decisiva il padre viene condannato a quattro anni di reclusione.
Sette mesi dopo, a causa del progredire della malattia, viene rilasciato per “motivi umanitari”. Hank lo va a prendere alla prigione cittadina e lo porta con sé a pescare, come facevano quando era un ragazzo. Joseph, durante una breve e serena chiacchierata col figlio ammette con orgoglio che lo ritiene il miglior avvocato mai conosciuto, portando padre e figlio ad un viaggio interiore verso la riconciliazione, poi si addormenta per sempre.
Può sembrare un dramma familiare con venature giudiziarie: la sua potenza sta nell’essere una tragedia esistenziale, un film sulla vita, la vecchiaia e la morte, e sull’inevitabilità della colpa, anche quando si è brave persone. Il vero protagonista è lui, “il giudice”: l’uomo leale. Dall’inizio alla fine.
Una delle candidature di Robert Duvall all’Oscar è per la sua interpretazione di The Judge.

Tiziano Conti

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